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Meeting Confesercenti: abusivismo, giro d’affari di 21.4 miliardi. Ogni anno persi 11.1 miliardi di gettito fiscale e contributivo

21 Settembre 2015

La ricerca Confesercenti Ref al Meeting di Perugia: 100mila irregolari solo nel commercio ambulante, incrociare le banche dati

Un giro d’affari di 21,4 miliardi di euro. E’ il fatturato generato dall’abusivismo, secondo le stime elaborate da Confesercenti sul fenomeno nel commercio e nel turismo. Un valore molto elevato, pari al 13,8% del fatturato dei due comporti. E che danneggia non solo le imprese che operano nella legalità, ma anche lo Stato, causando un danno erariale di 11,1 miliardi di euro in mancato gettito abusivi fiscale e contributivo.  Se le attività abusive fossero azzerate, l’Erario recupererebbe abbastanza tasse non solo per finanziare il taglio di Imu e Tasi sulla prima casa, ma anche il raddoppio della platea di beneficiari del Bonus da 80 euro. Ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.

Commercio al dettaglio, alloggio e ristorazione, ag. di viaggio e tour operator
Effetti economici delle attività abusive ed irregolari. Totale

V.A. Mln€

% su

 

fatturato

Fatturato attività abusive                21.380

13,8%

Mancato gettito fiscale e contributivo
IVA

                  2.993

Accise

                  3.700

Altre imposte e contributi

                  4.490

Totale

               11.183

Addetti aggiuntivi derivanti da
regolarizzazioni (v.a. migliaia di unità)

32.000

Fonte: stime Confesercenti su indagine Confesercenti-Ref e Dipart. Finanze

I principali effetti negativi legati alla concorrenza da parte delle attività non regolari riguardano la perdita di fatturato per chi opera nel rispetto delle regole. Per alcune categorie l’impatto economico è particolarmente sentito: è il caso ad esempio del commercio su aree pubbliche, dove la percentuale di operatori abusivi è piuttosto elevata.  Anche nell’ambito del turismo, il fatturato sottratto dalle attività irregolari agli imprenditori d’albergo e alle agenzie di viaggio è molto elevato.

Effetti economici delle attività abusive ed irregolari
Per alcuni comparti dei servizi

Comparti

Volume affari abusivi /mln €

Vendita al dettaglio tabacchi                   1.000
Vendita al dettaglio carburanti                   4.500
Vendita al dettaglio fiori                      400
Vendita al dettaglio abbigliamento e calzature                   3.200
Vendita al dettaglio prodotti alimentari                   2.000
Bar e ristorazione                   4.500
Esercizi ricettivi                   2.500
Commercio ambulante                   1.800
Ag. di viaggio, tour operator e guide turistiche                      780
Vendite online                      700
TOTALE                21.380
Fonte: stime Confesercenti su dati indagine Confesercenti-Ref
e Dipartimento Finanze

Considerando la natura illecita del fenomeno, è difficile dare una quantificazione esat- ta dell’esercito di abusivi che opera in Italia. E’ però possibile, attraverso l’incrocio di banche dati istituzionali, stimare che in Italia sono in attività circa 100mila irregolari: imprenditori che registrano la propria impresa alla Camera di Commercio ma che poi svaniscono nell’ombra, senza versare un euro di tasse o contributi.

Nei registri delle camere di commercio sono registrate 182mila imprese operanti nel commercio su area pubblica, ma solo 70mila hanno aderito agli studi di settore. Una percentuale che ci sembra troppo esigua: gli studi si applicano ad attività con un fatturato compreso tra i 30mila ed i 3 milioni di euro l’anno, e sembra improbabile che tutti e 110mila gli ambulanti che mancano all’appello abbiano fatturati inferiori (o superiori) ai limiti.

Consistenza numerica simile (circa 96mila) per il gruppo di imprese che non ha mai versato un contributo all’INPS negli ultimi due anni. Dall’analisi di questi dati, emerge come la percentuale maggiore di irregolari sia straniera: le imprese ambulanti non italiane che risultano prive di versamenti sono circa l’83% (70.421) a fronte di un 26% delle imprese italiane (25.556).

Nella foto in alto, segretario generale Indicam (Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione) Claudio Bergonzi, durante il suo intervento al Meeting