home | Generale | Istat: “Nel 2017 la spesa delle famiglie ancora al di sotto del livello del 2011”. Confesercenti: timori anche per il 2018

Istat: “Nel 2017 la spesa delle famiglie ancora al di sotto del livello del 2011”. Confesercenti: timori anche per il 2018

21 Giugno 2018

L’Istat conferma quello che abbiamo sempre sostenuto: la ripresa dei consumi delle famiglie sta rallentando di nuovo. E anche le prospettive del 2018, almeno a giudicare dalle vendite registrate nella prima metà dell’anno, non sono convincenti. A questi ritmi ci vorranno almeno altri due anni per tornare ai livelli di spesa registrati prima della crisi. Un passo decisamente troppo lento per arrestare l’emorragia di esercizi commerciali, iniziata nel 2012 e che ancora continua. Solo nel 2017 sono spariti altri 10mila negozi, circa 25 al giorno. Così Confesercenti sui dati diffusi dall’Istat.

La crescita della spesa media familiare per lo scorso anno, al netto dell’inflazione, è in deciso peggioramento rispetto alla performance dello scorso anno, già non troppo brillante. A pesare, come sempre, sono le spese fisse, che assorbono oltre un terzo del budget degli italiani. E che dovrebbero incidere anche nel 2018, vista la crescente pressione sui prezzi dovuta agli energetici, carburanti in primis. In questo scenario di ripresa troppo debole, ancora caratterizzato da forti segni di incertezza, è assolutamente necessario scongiurare gli incrementi delle aliquote IVA – e delle accise su benzina e gasolio – previsti dalle clausole di salvaguardia.

Riteniamo dunque assolutamente positiva e necessaria la risoluzione sul Def presentata oggi nell’Aula della Camera, che impegna la maggioranza a favorirne il disinnesco degli incrementi: se scattassero, infatti, assesterebbero un colpo gravissimo ai consumi, con un impatto di mezzo punto già nel 2019, e mettendo a rischio oltre 20 miliardi di euro di crescita della spesa delle famiglie nell’arco del prossimo triennio.

I DATI ISTAT

E’ un’Italia divisa e disuguale quella che emerge dai dati Istat sui consumi delle famiglie. La spesa nel 2017 cresce per il quarto anno consecutivo e in media raggiunge 2.564 a famiglia (+1,6%), ma resta sotto ai livelli del 2011 e gli aumenti riguardano soprattutto alcune categorie privilegiate.

I più deboli continuano a stringere la cinghia: la spesa del decimo delle famiglie con i minori consumi diminuisce ancora del 5%, mentre quella del decimo che spende di più aumenta del 4,3%. Consumi molto inferiori alla media contraddistinguono le famiglie di anziane sole e giovani disoccupati (1.661 euro), ma anche i nuclei a basso reddito di stranieri (1.762 euro) e le famiglie di operai in pensione (2.052 euro). Spese ‘facili’ contraddistinguono, invece, la classe dirigente con, in particolare, gli acquisti delle famiglie di imprenditori e liberi professionisti che crescono del 12,4% in un anno, fino a superare i 4 mila euro di consumi al mese.

Le differenze rimangono ampie anche a livello territoriale. Le famiglie del Nord Italia spendono in media circa 800 euro in più di quelle del Mezzogiorno e tra la Lombardia, prima regione per consumi, e la Calabria il divario sfiora 1.250 euro. Inoltre i consumi sono più alti nei comuni al centro di aree metropolitane rispetto a quelli periferici e a quelli di minori dimensioni, anche per effetto dei maggiori costi per l’abitazione. Cresce la spesa alimentare. A livello nazionale l’affitto medio pagato dalle famiglie è di 400 euro al mese e il mutuo di 574.

Nello stesso ordine di grandezza è la spesa alimentare, che cresce del 2% nel 2017 fino a 457 euro al mese, trainata dagli acquisti di frutta e verdura. Per effetto della crisi e di nuovi abitudini alimentari, i piatti degli italiani sono sempre più ‘verdi’ ma il consumo di carne resta prioritario e si stabilizza, dopo il calo del 2016, a 94 euro al mese a famiglia.

Tra le spese in maggiore crescita l’Istat indica le comunicazioni (+2,5%), i trasporti (+7,1%) e i servizi sanitari e la salute, che crescono in media dell’8% fino a 123 euro al mese. Questo aumento delle spese sanitarie colpisce in particolare gli anziani soli, una delle categorie più vulnerabili, per i quali raggiunge il 17,6%. Restano invece sostanzialmente ferme le spese per hotel, ristoranti, servizi ricreativi, spettacoli e cultura. La Confesercenti esprime preoccupazione per i segnali “non convincenti” che arrivano dai consumi nel 2018: “a questi ritmi – afferma – ci vorranno almeno altri due anni per tornare ai livelli di spesa registrati prima della crisi”.